Nudi di Pianta

Nudi di Pianta

Nudi di Pianta

Ugo Galassi
Ugo Galassi
Ugo Galassi
Curata da Laura Manione
Curata da Laura Manione
dal 6.12.2023 al 14.01.2024
dal 6.12.2023 al 14.01.2024
dal 6.12.2023 al 14.01.2024

Otto ritratti di esemplari botanici domestici che vogliono essere anche un appello all’attenzione nei confronti dell’ambiente costantemente minato da una visione antropocentrica. Le fotografie di Ugo Galassi sono il risultato di una puntuale ricerca concettuale ed estetica mirata a indagare il rapporto tra soggetto e osservatore. Una relazione che siamo abituati a vivere solo tra umani, ma che l’autore riesce a creare con le piante. «Diamo nomi propri agli animali e assegniamo loro caratteristiche umane. Troviamo normale parlare della personalità di un cane o del colore unico di una farfalla – spiega Galassi – Tutto ciò risulta invece anomalo quando si tratta di piante. Questa anomalia, ben conosciuta dagli scienziati, è definita plant blindness e traduce l’incapacità di vedere le piante nel proprio ambiente. Una cecità che si traduce in una sottovalutazione e in un interesse limitato per la loro conservazione». Prendendo spunto dal titolo, la curatrice Laura Manione aggiunge: «Ogni pianta si presenta nella completezza delle sue componenti, foglie, fusto, apparato radicale: nuda, come vuole l’autore, ma di quella nudità che nel tratteggio appartiene sia allo studio d’artista che alla tavola botanica. Ogni pianta, in sostanza, da segno di sé e pertanto, in qualità di presenza, ci chiede in primis di essere vista e poi di essere letta, studiata, decifrata con sensibilità e competenze differenti: esige attenzione, esercita all’attenzione». L’allestimento negli spazi di Otto Finestre, fruibile principalmente dall’esterno, è stato inoltre pensato per creare una sorta di ecosistema perfetto per questa mostra. Come scriveva John Berger «la delicatezza non è necessariamente l’opposto della forza»: ed ecco allora che le opere non si imporranno come uniche protagoniste, ma convivranno, anche se in cattività, con piante vive, per sancire ancora una volta la necessità di recuperare un dialogo costante con gli elementi naturali.

Otto ritratti di esemplari botanici domestici che vogliono essere anche un appello all’attenzione nei confronti dell’ambiente costantemente minato da una visione antropocentrica. Le fotografie di Ugo Galassi sono il risultato di una puntuale ricerca concettuale ed estetica mirata a indagare il rapporto tra soggetto e osservatore. Una relazione che siamo abituati a vivere solo tra umani, ma che l’autore riesce a creare con le piante. «Diamo nomi propri agli animali e assegniamo loro caratteristiche umane. Troviamo normale parlare della personalità di un cane o del colore unico di una farfalla – spiega Galassi – Tutto ciò risulta invece anomalo quando si tratta di piante. Questa anomalia, ben conosciuta dagli scienziati, è definita plant blindness e traduce l’incapacità di vedere le piante nel proprio ambiente. Una cecità che si traduce in una sottovalutazione e in un interesse limitato per la loro conservazione». Prendendo spunto dal titolo, la curatrice Laura Manione aggiunge: «Ogni pianta si presenta nella completezza delle sue componenti, foglie, fusto, apparato radicale: nuda, come vuole l’autore, ma di quella nudità che nel tratteggio appartiene sia allo studio d’artista che alla tavola botanica. Ogni pianta, in sostanza, da segno di sé e pertanto, in qualità di presenza, ci chiede in primis di essere vista e poi di essere letta, studiata, decifrata con sensibilità e competenze differenti: esige attenzione, esercita all’attenzione». L’allestimento negli spazi di Otto Finestre, fruibile principalmente dall’esterno, è stato inoltre pensato per creare una sorta di ecosistema perfetto per questa mostra. Come scriveva John Berger «la delicatezza non è necessariamente l’opposto della forza»: ed ecco allora che le opere non si imporranno come uniche protagoniste, ma convivranno, anche se in cattività, con piante vive, per sancire ancora una volta la necessità di recuperare un dialogo costante con gli elementi naturali.

Eight portraits of domestic botanical specimens serve as both an artistic endeavor and a call for greater environmental awareness, challenging the anthropocentric perspective that continually threatens our natural world. Ugo Galassi’s photographs result from a meticulous conceptual and aesthetic research aimed at exploring the relationship between subject and observer—a connection typically reserved for human interactions, yet here, forged with plants. “We give animals personal names and attribute human characteristics to them. It feels natural to speak of a dog’s personality or the unique color of a butterfly,” Galassi explains. “However, this seems unusual when it comes to plants. This anomaly, well-known to scientists, is called ‘plant blindness,’ referring to the inability to notice plants in one’s surroundings, leading to their underestimation and limited interest in their preservation.” Expanding on the exhibition’s theme, curator Laura Manione adds, “Each plant is presented in its entirety—leaves, stem, root system—bare, as the artist intends, evoking both the artist’s studio study and the botanical illustration. Each plant asserts its presence, demanding first to be seen, then to be read, studied, and interpreted through varied sensitivities and expertise. It demands attention and cultivates attentiveness.” The exhibition’s setup at Otto Finestre, primarily viewable from the outside, is designed to create a perfect ecosystem for this showcase. As John Berger wrote, “Delicacy is not necessarily the opposite of strength.” Thus, the works do not seek to dominate as sole protagonists but coexist, even in captivity, with living plants, emphasizing the need to reestablish a continuous dialogue with the natural world.

Eight portraits of domestic botanical specimens serve as both an artistic endeavor and a call for greater environmental awareness, challenging the anthropocentric perspective that continually threatens our natural world. Ugo Galassi’s photographs result from a meticulous conceptual and aesthetic research aimed at exploring the relationship between subject and observer—a connection typically reserved for human interactions, yet here, forged with plants. “We give animals personal names and attribute human characteristics to them. It feels natural to speak of a dog’s personality or the unique color of a butterfly,” Galassi explains. “However, this seems unusual when it comes to plants. This anomaly, well-known to scientists, is called ‘plant blindness,’ referring to the inability to notice plants in one’s surroundings, leading to their underestimation and limited interest in their preservation.” Expanding on the exhibition’s theme, curator Laura Manione adds, “Each plant is presented in its entirety—leaves, stem, root system—bare, as the artist intends, evoking both the artist’s studio study and the botanical illustration. Each plant asserts its presence, demanding first to be seen, then to be read, studied, and interpreted through varied sensitivities and expertise. It demands attention and cultivates attentiveness.” The exhibition’s setup at Otto Finestre, primarily viewable from the outside, is designed to create a perfect ecosystem for this showcase. As John Berger wrote, “Delicacy is not necessarily the opposite of strength.” Thus, the works do not seek to dominate as sole protagonists but coexist, even in captivity, with living plants, emphasizing the need to reestablish a continuous dialogue with the natural world.

INSTALLATION VIEW