Ottofinestre
Close
Menu
Close


Scivolare Invisibile Attraverso il Mondo
Scivolare Invisibile Attraverso il Mondo
Scivolare Invisibile Attraverso il Mondo
La mostra “Scivolare invisibile attraverso il mondo” mette in evidenza il lavoro di tre fotografe: Giulia Bersani, Greta Burtini e Era Enesi Vento, accomunate da una visione diaristica, intima e biografica, che coglie immediatamente il vulnerabile pathos dei sentimenti e l’immediatezza degli stati d’animo. Il loro approccio non si limita a immortalare i soggetti, ma le coinvolge direttamente nell'immagine, interpretandola con una visione profondamente sentimentale. I loro lavori trovano una comune ascendenza stilistica nell'opera di Nan Goldin e, attraverso la lente di queste tre artiste, costituiscono un’esplorazione della sua continua rilevanza. Ogni fotografa, pur seguendo la propria traiettoria creativa, riprende e rinnova l’eredità di Goldin, mettendo in evidenza come il suo linguaggio visivo possa ancora offrire chiavi di lettura per comprendere le trasformazioni della società contemporanea. Questa eredità si riflette nelle tre artiste, che esplorano aspetti personali e profondi della loro esistenza. Bersani, con i suoi autoscatti di nudo, aggiorna la riflessione sull’autoritratto e sulla corporeità. Reiterando questa pratica nel tempo, l’artista compone come un diario visivo del proprio corpo. Burtini, invece, rivolge lo sguardo alla casa e alla terra natia, concentrandosi su ambienti domestici che rappresentano rifugi di memoria e identità. Nei suoi scatti, lo spazio abitativo diventa un luogo di connessione profonda con le proprie radici, in cui il passato e il presente si intrecciano, creando un senso di continuità e appartenenza. Le fotografie di Enesi, infine, catturano piccole comunità caotiche di amici che si formano attorno a legami affettivi condivisi. Raccontando queste dinamiche il concetto tradizionale di famiglia viene ridefinito, includendo legami che vanno oltre il sangue per abbracciare relazioni scelte e costruite, in cui l’intimità e il sostegno reciproco sono fondamentali. La pluralità dei soggetti esplorati dalle fotografe è attraversata da una forte componente personale, dove l'emotività dell'artista stessa diventa centrale. Le immagini sono catturate spesso senza premeditazione, favorendo l’immediatezza informale dell’istantanea per mantenere la viscerale concretezza del vivere. La mostra si configura come un mosaico di frammenti di vite che, attraverso un linguaggio visivo diretto e talvolta crudo, porta lo spettatore a una riflessione profonda sulle relazioni sociali e psicologiche che attraversano strutture visibili e consolidate come la famiglia tradizionale, strutture di fantasia prodotte da spazi di solidarietà comuni, o l’intimità del proprio corpo. Sebbene non presenti un esplicito contenuto politico, la poetica di queste artiste si colloca in rapporto antitetico alla cultura edonista e al mito dell’autorealizzazione così diffuso nell’Occidente contemporaneo, di cui offre una critica silenziosa. Attraverso la loro rappresentazione sincera e talvolta dolorosa dell’esperienza umana, Bersani, Burtini ed Enesi mettono in luce un’umanità fragile, idealista e priva di confini netti. La loro fotografia invita a un ritorno all'essenziale, a una visione dell'essere umano come soggetto che vive, ama e soffre in un mondo spesso indifferente, che, in tutta la sua vulnerabilità e bellezza, scivola invisibile attraverso il mondo, trovando conforto nei legami emotivi e nella condivisione dell'esperienza umana.
La mostra “Scivolare invisibile attraverso il mondo” mette in evidenza il lavoro di tre fotografe: Giulia Bersani, Greta Burtini e Era Enesi Vento, accomunate da una visione diaristica, intima e biografica, che coglie immediatamente il vulnerabile pathos dei sentimenti e l’immediatezza degli stati d’animo. Il loro approccio non si limita a immortalare i soggetti, ma le coinvolge direttamente nell'immagine, interpretandola con una visione profondamente sentimentale. I loro lavori trovano una comune ascendenza stilistica nell'opera di Nan Goldin e, attraverso la lente di queste tre artiste, costituiscono un’esplorazione della sua continua rilevanza. Ogni fotografa, pur seguendo la propria traiettoria creativa, riprende e rinnova l’eredità di Goldin, mettendo in evidenza come il suo linguaggio visivo possa ancora offrire chiavi di lettura per comprendere le trasformazioni della società contemporanea. Questa eredità si riflette nelle tre artiste, che esplorano aspetti personali e profondi della loro esistenza. Bersani, con i suoi autoscatti di nudo, aggiorna la riflessione sull’autoritratto e sulla corporeità. Reiterando questa pratica nel tempo, l’artista compone come un diario visivo del proprio corpo. Burtini, invece, rivolge lo sguardo alla casa e alla terra natia, concentrandosi su ambienti domestici che rappresentano rifugi di memoria e identità. Nei suoi scatti, lo spazio abitativo diventa un luogo di connessione profonda con le proprie radici, in cui il passato e il presente si intrecciano, creando un senso di continuità e appartenenza. Le fotografie di Enesi, infine, catturano piccole comunità caotiche di amici che si formano attorno a legami affettivi condivisi. Raccontando queste dinamiche il concetto tradizionale di famiglia viene ridefinito, includendo legami che vanno oltre il sangue per abbracciare relazioni scelte e costruite, in cui l’intimità e il sostegno reciproco sono fondamentali. La pluralità dei soggetti esplorati dalle fotografe è attraversata da una forte componente personale, dove l'emotività dell'artista stessa diventa centrale. Le immagini sono catturate spesso senza premeditazione, favorendo l’immediatezza informale dell’istantanea per mantenere la viscerale concretezza del vivere. La mostra si configura come un mosaico di frammenti di vite che, attraverso un linguaggio visivo diretto e talvolta crudo, porta lo spettatore a una riflessione profonda sulle relazioni sociali e psicologiche che attraversano strutture visibili e consolidate come la famiglia tradizionale, strutture di fantasia prodotte da spazi di solidarietà comuni, o l’intimità del proprio corpo. Sebbene non presenti un esplicito contenuto politico, la poetica di queste artiste si colloca in rapporto antitetico alla cultura edonista e al mito dell’autorealizzazione così diffuso nell’Occidente contemporaneo, di cui offre una critica silenziosa. Attraverso la loro rappresentazione sincera e talvolta dolorosa dell’esperienza umana, Bersani, Burtini ed Enesi mettono in luce un’umanità fragile, idealista e priva di confini netti. La loro fotografia invita a un ritorno all'essenziale, a una visione dell'essere umano come soggetto che vive, ama e soffre in un mondo spesso indifferente, che, in tutta la sua vulnerabilità e bellezza, scivola invisibile attraverso il mondo, trovando conforto nei legami emotivi e nella condivisione dell'esperienza umana.
“Scivolare invisibile attraverso il mondo showcases the work of three photographers: Giulia Bersani, Greta Burtini, and Era Enesi Vento, united by a diaristic, intimate, and biographical vision that immediately captures the vulnerable pathos of emotions and the immediacy of states of mind. Their approach goes beyond merely portraying subjects; they become directly involved in the image, interpreting it with a deeply sentimental vision. Their work finds a common stylistic lineage in the oeuvre of Nan Goldin and, through the lens of these three artists, explores her ongoing relevance. Each photographer, while following her own creative trajectory, takes up and renews Goldin’s legacy, highlighting how her visual language continues to offer ways of understanding the transformations of contemporary society. This legacy is reflected in the three artists, who explore deeply personal aspects of their existence. Bersani, through her nude self-portraits, updates the reflection on self-portraiture and corporeality. By reiterating this practice over time, she composes a visual diary of her own body. Burtini, on the other hand, turns her gaze to home and her native land, focusing on domestic environments that serve as refuges of memory and identity. In her photographs, the living space becomes a place of deep connection with her roots, where past and present intertwine, creating a sense of continuity and belonging. Enesi’s photographs, finally, capture small, chaotic communities of friends formed around shared emotional bonds. In telling these dynamics, the traditional concept of family is redefined, encompassing relationships that extend beyond blood ties to embrace chosen and constructed connections, where intimacy and mutual support are fundamental. The plurality of subjects explored by these photographers is permeated by a strong personal component, where the artist’s own emotions become central. The images are often captured without premeditation, favoring the informal immediacy of the snapshot to preserve the visceral concreteness of life. The exhibition takes shape as a mosaic of life fragments that, through a direct and sometimes raw visual language, invites the viewer to deeply reflect on the social and psychological relationships that permeate visible and established structures such as the traditional family, imaginary spaces of shared solidarity, or the intimacy of one’s own body. Though it does not present an explicitly political message, the poetics of these artists stand in stark contrast to the hedonistic culture and the myth of self-actualization so prevalent in contemporary Western society, offering a silent critique. Through their sincere and sometimes painful representation of the human experience, Bersani, Burtini, and Enesi reveal a fragile, idealistic humanity without rigid boundaries. Their photography calls for a return to the essential, portraying human beings as subjects who live, love, and suffer in a world that is often indifferent—a world that, in all its vulnerability and beauty, slides invisibly through life, finding solace in emotional connections and the shared experience of being human.
“Scivolare invisibile attraverso il mondo showcases the work of three photographers: Giulia Bersani, Greta Burtini, and Era Enesi Vento, united by a diaristic, intimate, and biographical vision that immediately captures the vulnerable pathos of emotions and the immediacy of states of mind. Their approach goes beyond merely portraying subjects; they become directly involved in the image, interpreting it with a deeply sentimental vision. Their work finds a common stylistic lineage in the oeuvre of Nan Goldin and, through the lens of these three artists, explores her ongoing relevance. Each photographer, while following her own creative trajectory, takes up and renews Goldin’s legacy, highlighting how her visual language continues to offer ways of understanding the transformations of contemporary society. This legacy is reflected in the three artists, who explore deeply personal aspects of their existence. Bersani, through her nude self-portraits, updates the reflection on self-portraiture and corporeality. By reiterating this practice over time, she composes a visual diary of her own body. Burtini, on the other hand, turns her gaze to home and her native land, focusing on domestic environments that serve as refuges of memory and identity. In her photographs, the living space becomes a place of deep connection with her roots, where past and present intertwine, creating a sense of continuity and belonging. Enesi’s photographs, finally, capture small, chaotic communities of friends formed around shared emotional bonds. In telling these dynamics, the traditional concept of family is redefined, encompassing relationships that extend beyond blood ties to embrace chosen and constructed connections, where intimacy and mutual support are fundamental. The plurality of subjects explored by these photographers is permeated by a strong personal component, where the artist’s own emotions become central. The images are often captured without premeditation, favoring the informal immediacy of the snapshot to preserve the visceral concreteness of life. The exhibition takes shape as a mosaic of life fragments that, through a direct and sometimes raw visual language, invites the viewer to deeply reflect on the social and psychological relationships that permeate visible and established structures such as the traditional family, imaginary spaces of shared solidarity, or the intimacy of one’s own body. Though it does not present an explicitly political message, the poetics of these artists stand in stark contrast to the hedonistic culture and the myth of self-actualization so prevalent in contemporary Western society, offering a silent critique. Through their sincere and sometimes painful representation of the human experience, Bersani, Burtini, and Enesi reveal a fragile, idealistic humanity without rigid boundaries. Their photography calls for a return to the essential, portraying human beings as subjects who live, love, and suffer in a world that is often indifferent—a world that, in all its vulnerability and beauty, slides invisibly through life, finding solace in emotional connections and the shared experience of being human.